Bambini e Coding: insegnare la programmazione

Nuovo progetto, nuovi temi.
Quindi nuove ricerche.
Chiedendo a Google informazioni su “bambini e vecchie tecnologie” quasi tutti i risultati mi hanno portato a “bambini e coding“.
Cercando “il vecchio” sono caduto in quella che è l’ultima frontiera dell’alfabetizzazione: il coding.
Perché nel XXI secolo, dalla più tenera età, oltre a imparare la madre lingua, ovviamente l’inglese e magari il cinese, l’ennesimo must è imparare il linguaggio delle macchine e insegnare la programmazione ai bambini.

A primeggiare nella corsa al fornire gli strumenti per questa pedagogia è la Primo Toys, un’azienda con la testa italiana che ha prodotto Cubetto, un piccolo robot approvato dal Metodo Montessori che può essere programmato attraverso un linguaggio che si può toccare.
Le stringhe di codice sono rappresentate da piccoli oggetti colorati da posizionare lungo un percorso, su una tavoletta di legno che nasconde un cervello di silicio: cambiando la sequenza degli operatori, cambiano le azioni che compie il robot.

L’ultimo progetto su cui la Primo Toys ha collaborato è Pigzbe un portafogli intelligente che si ripromette di “Get financial superpowers” ai bambini dai 6 anni in su.


L’inventario del Museo

Recentemente sono stato incaricato di progettare un nuovo sistema di racconto digitale di una collezione privata.
Il primo problema da risolvere?
Avere a disposizione oltre 10.000 oggetti e NON avere nessun catalogo.
Era necessario partire dal creare l’inventario del museo.

Una collezione ben archiviata è un bene per tutti: per chi la possiede, per chi la fruisce e per i posteri, ma anche per un qualsiasi software, che quei dati li può prendere, usare, divulgare; li può trasformare persino in un gioco… la gamification dell’edutainment, tanto per eccedere nelle terminologie e metterci un pò di wow effect.

La prima parola chiave della archiviazione digitale è ontologia.
Tralasciandone la definizione, queste sono le operazioni tipiche che sono possibili con un modello ontologico, che ne spiegano l’utilità:

  • Unire in un unico modello le informazioni provenienti da sorgenti, campi, discipline diverse
  • Eseguire il mapping tra i concetti
  • Costruire un modello ontologico estendendone uno esistente (qualora ne esista uno…

Un fulgido esempio di archiviazione ontologica ce lo dà il British Museum che, da sempre primo nella divulgazione e nel costruire pratiche di cultura aperta introduce così il suo database on-line:

The Museum’s collection online offers everyone unparalleled access to objects in the collection. This innovative database is one of the earliest and most extensive online museum search platforms in the world.

There are currently 2,335,338 records available, which represent more than 4,000,000 objects

Queste sono le istruzioni, chiare, semplice e complete: un compendio perfetto del cercare on-line.

E questa è una delle schede.

L’oggetto in questione Artificial Rock No. 82 me lo ha proposto la home page; la cosa rilevante è che cercando “Lake Tai”, due parole interne alla descrizione dell’oggetto, posso trovare tutto quello che, all’interno della collezione, ha a che fare con questo lago; questo perchè è utilizzato un sistema di ricerca semantica, che trova i dati all’interno di un database costituito da file xml.
Ogni cosa che il British Museum fa è lo stato dell’arte, un porto sicuro da cui partire.

Sono state molto utili altre due fonti:


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